Uno spettacolo di Leonardo Manzan
Quanti di voi si sono mai chiesti che cosa sia a rendere un qualcosa un’opera d’arte? Se l’artista che la confeziona o il suo piedistallo? E se invece fossero le chiacchiere del pubblico a fare di un oggetto qualsiasi un vero e proprio capolavoro?
Al Teatro India, dal 6 al 10 marzo, è andato in scena Uno spettacolo di Leonardo Manzan, dove “Leonardo Manzan dirige Leonardo Manzan in una delle produzioni più attese dell’anno”, accompagnato da Paola Giannini. Sì, avete capito bene: Leonardo Manzan regista dirige sul palco dell’India Leonardo Manzan attore, optando per la scelta di mettersi a nudo – letteralmente – davanti al suo pubblico. Leonardo passa l’intera durata dello spettacolo sopra a un piedistallo, raccontando aneddoti della sua vita – ma non tutti, solo quelli che possano provare la genialità dell’artista intuibile già dai suoi primi anni di vita.
Ph. Flavia De Muro
A raccontarci la sua storia è Manzan, sì, ma non lo fa dal vivo: è la sua voce, che parla al pubblico attraverso un paio di cuffie collegate a un registratore e poste su ogni poltroncina della platea, a condurre quasi tutto lo spettacolo. Grazie a questo specifico utilizzo delle cuffie è facile intendere fin da subito che la performance che Leonardo Manzan vuole proporre agli spettatori è di stampo autoreferenziale: già prima dell’inizio dello spettacolo, infatti, è possibile indossare l’apparecchio elettronico che ripete in loop nome e cognome dell’artista.
Addentrandosi nel vivo dello spettacolo, il teatro India si trasforma in una vera e propria sala di un museo d’arte contemporanea, dove il capolavoro è proprio Leonardo Manzan: egli stesso è pronto ad affermarlo trionfalmente una volta fatto il suo ingresso sul palco ed essersi posto a nudo sopra il suo piedistallo. Nel momento in cui il corpo dell’artista si trova sotto le luci dei riflettori, Manzan espone sé stesso come un’opera d’arte e lo spettacolo viene condotto attraverso un perpetuo susseguirsi di curiosità e assurdità, balli e karaoke, paradossi e provocazioni – anche narcisistiche – richiamando il pubblico a ragionare sull’effettivo volto con cui appare oggi il concetto di arte contemporanea e sulla figura dell’artista, il quale – secondo il regista – dovrebbe rivendicare quell’arroganza che è andata perdendosi sempre di più nel tempo, fino a trasformarsi in “finta umiltà”. L’artista, infatti, non è “un perdente di talento”, bensì un qualcuno di speciale, che ha saputo tirare fuori la luce che risiedeva nel suo interno: insomma, afferma Leonardo, c’è un motivo se lui sta sul piedistallo e voi no.
Ph. Flavia De Muro
Ulteriore intento è quello di coinvolgere al 100% lo spettatore, richiamando più volte, durante la performance, la sua partecipazione e ponendogli domande a cui si aspetta – provocandolo – una risposta. Il pubblico è perfino autorizzato ad osservare da vicino il “capolavoro” posto sopra il piedistallo, durante un ipotetico intervallo alla “visita guidata”, per sgranchirsi le gambe e fumare una sigaretta. La ricerca della collaborazione da parte della platea sta davvero a cuore all’artista, tanto che lo spettacolo si conclude con un’asta condotta da Paola Giannini: un selfie con Manzan, uno cena con lui o con Paola stessa, questi e altri sono i premi in palio per cui il pubblico si ritrova a fare offerte e, a quanto pare, la promessa dell’acquisto viene mantenuta.
Insomma, è un vero onore poter assistere allo spettacolo: Leonardo Manzan lo assicura.
Vittoria Federiconi, 09/03/2024