Polline Fest

Cos’è il PollineFest? Non lo sapevo e prima di mettere piede a Sezze Romano avrei risposto, banalmente, “un festival di teatro”. Ma il PollineFest va scoperto, e l’inconsapevolezza del mio approccio mi ha aiutato a sorprendermi in questa scoperta. Quindi adesso rispondo alla domanda e dico: PollineFest è comunità. Lo è stata fin da subito. 

Dopo una breve riunione capitanata da Renata Savo, critica teatrale, dal MAT_spazioteatro, casa sempre aperta di questo festival, ci siamo spostati al Jack Torrence Pub, per un aperitivo che potesse essere uno spazio più informale dove conoscersi. 

Così, mentre con un occhio guardavo la Roma (per il momento) perdere a Rotterdam, accompagnato da una birra, la prima di molte, iniziavo a fare la conoscenza di Matuta teatro e delle mie compagne e dei miei compagni di giuria. Sì, perché oltre ad essere ospiti e rappresentanti dei rispettivi festival avremmo anche dovuto fare da giudici per assegnare il premio PollineFest.

Quindi, già da quella sera abbiamo iniziato a svolgere il nostro ruolo e all’auditorium S.Michele Arcangelo, una chiesa sconsacrata, ma nei fatti il teatro del festival, abbiamo visto il primo dei tre spettacoli in concorso, “Petra” della compagnia Beercock/Lamantia, spettacolo che aveva l’intenzione, riuscita, di riportare il pubblico ad un’atmosfera di mito raccontando in dialetto Ennese la nascita della città citata nel titolo.  

La mattina, liberi da attività che riguardavano il festival abbiamo curiosato per le strade di Sezze fino al pranzo. 

Pranzo che andava in scena, proprio come uno spettacolo, al MAT attorno ad un tavolone che aveva come centro un pentolone di pasta cucinata ata da Alessandro Balestrieri in persona – o da sua mandre -.

Una volta digerito è stato il momento del lavoro con Next, ovvero il progetto che ci permetteva di essere lì. Assistiti da Sara  Carmagnola avevamo il compito di riflettere tutti insieme su temi che potessero interessare la nostra generazione, in questo caso abbiamo parlato a lungo sul concetto di Comunità. 

Abbiamo fatto un bel lavoro di approfondimento con tanti post-it, a questo link il risultato: 

la tappa seguente è stata una chiacchierata e uno scambio di riflessioni sullo spettacolo del giorno prima. Momento che ha stabilito, in qualche modo, il metro di giudizio che avremmo utilizzato nella visione degli spettacoli seguenti.

E così, tempo di un aperitivo, un altro, che faceva da contorno all’esposizione delle opere in Graphic design e china di Chiara Colasanti, e siamo andati a vedere il secondo spettacolo in concorso, “Il canto del bidone” dei giovani di Generazione Eskere. Una riscrittura di Pinocchio decisamente nichilista, in cui il “burattino” si scontra con l’incapacità di adattarsi ad un futuro preconfezionato che non gli appartiene. Una nota di Merito qui va a Davide Sinigaglia che ha interpretato questo Pinocchio freak in maniera sempre credibile.

Il flusso della serata ci ha riportati al MAT dove, per quella sera era in programma il Karaoke acustico. E cos’è? Semplice, Alessandro, sempre lui, insieme a due suoi amici suonavano dal vivo le canzoni che chiunque dal pubblico avrebbe potuto cantare. Inutile dire che appena ne ho avuto l’occasione ho monopolizzato il palco per una buona decina di minuti, chiedo scusa a Lucio Dalla. 

Le ore di sonno si erano già fatte poche, ma il lavoro doveva continuare. 

Nel primo pomeriggio abbiamo continuato il lavoro con Next sulle tematiche che riguardano noi giovani, più tardi abbiamo parlato dello spettacolo visto la sera prima. È stato interessante come il confronto portava a galla degli aspetti che erano rimasti nascosti fino a quel momento.

L’aperitivo di quel giorno, perché quello c’è sempre, è stato l’aperitivo poetico: chiunque volesse poteva salire sul palco del MAT e condividere, leggendola, una poesia. Può non sembrare un evento così interessante, ma è stato curioso vedere generazioni lontane donarsi poesie a vicenda.

Il passo dal MAT all’auditorium è stato breve – letteralmente – e siamo andati a vedere il terzo, ed ultimo spettacolo in concorso, “Assenza Sparsa” di e con Luca Oldani.

Lo spettacolo porta sul palco il racconto di un’esperienza forte, ci porta dentro il dolore e la dissimulazione dello stesso di chi ha vicino una persona cara in fin di vita, ad essere specifici, in coma. Anche il cuore dello spettacolo sembra non lasciare spazio a sorrisi, Oldani ha affrontato il tema con grande leggerezza ma senza mancare di tatto.

Il PollineFest ha continuato il suo ordine del giorno ancora al MAT, dove, Non ci volevo credere, ci aspettava un Live Set di musica Techno. Ora, non mi piace ballare ed ero molto stanco, per cui quella sera sono andato via presto, però c’era un sacco di gente e soprattutto tanti giovani del posto. Chapeau!

L’ultimo – sigh – giorno del festival è stato in collaborazione con la sagra del carciofo. Una meraviglia! Sezze era invasa da stand che vendevano qualsiasi cosa e da turisti che erano arrivati da tutta la penisola. Bande, orchestre, sbandieratori, concerti nel giardino pubblico, ogni angolo di Sezze era vivo. Un piacere per gli occhi, meno per le tasche. 

Al MAT andava in scena, un piccolo atto unico tratto dal repertorio di Eduardo, brillantemente riproposto in dialetto Sezzese da Alessandro, Andrea, ed Emanuela; in breve i capoccia di PollineFest. 

Il pomeriggio è passato in fretta, tra piatti a base di carciofo, balli, canti. Era come essere in una taverna. 

Ma dopo il piacere tocca al dovere, e così nel tardo pomeriggio ci siamo riuniti per esercitare la nostra funzione di giuria. Abbiamo avuto degli scambi piuttosto appassionati sul perché premiare uno spettacolo piuttosto che l’altro, ma alla fine, quasi all’unanimità, si è portato a casa il premio “Petra” di Beercock/lamantia. A gran ragione dico io. 

La loro reazione alla vittoria è stata davvero molto emozionante. 

La serata si è conclusa, mentre un po’ di nostalgia iniziava a serpeggiare, sempre al MAT con un dj set che ha portato ad un’affluenza quasi inverosimile. È stato bello vedere tanti giovani Sezzesi ritrovarsi in questa piccola frontiera di resistenza della cultura. 

Tirando le fila, il PollineFest è un festival di teatro in cui il teatro è quasi di contorno. Prima vengono le persone, quelle che ci sono già e quelle che devono ancora arrivare. Sezze Romano per quattro giorni è stata casa e lo è stata in modo bello e per tutto questo devo ringraziare Matuta Teatro. 

In più un ringraziamento va sicuramente a Risonanze con il suo progetto Next e a Dominio Pubblico, nello specifico nella persona di Clara Lolletti che mi ha proposto questa opportunità. Un grazie a tutt* i compagni di giuria e tutte le meravigliose persone che ho avuto il piacere di incontrare. 

Grazie.


Saverio Barbiero – Direzione e Redazione U25 di Dominio Pubblico