I Sotterraneo nella loro rielaborazione teatrale della tesi sulla storia di Walter Benjamin portano in scena al Teatro India “L’Angelo della Storia”. Lo spettatore viene immediatamente catapultato in una vorticosa successione di eventi storici che appaiono vicini benché effettivamente distanti, non hanno tra loro nessuna connessione, non c’è un continuum temporale lineare; salti in avanti e regressioni connotano la rappresentazione oltre ad una scenografia estremamente essenziale e a un’ironia che riesce più volte a suscitare l’ilarità del pubblico. Gli attori chiedono ai presenti una minima partecipazione, funzionale allo svolgimento dello spettacolo e al senso dello stesso: ci viene fatto notare che “un gruppo di ominidi” in quella determinata ora, giorno e luogo sta assistendo a un evento teatrale, così che la visione dello spettacolo diventi anch’esso parte di tutti quei frammenti storici raccontati. Microstorie più o meno conosciute e rilevanti, grottesche e per molti versi capaci di far provare varie emozioni tra cui anche la compassione, perché riconosciamo che esse ci raccontano e che fanno parte della nostra storia. Man mano che lo spettacolo procede verso la fine gli aneddoti si affastellano sempre più fino al giungere dell’Angelo della Storia, il quale con sguardo impassibile guarda gli eventi che in un attimo sono già nel passato, lottando contro quella tempesta che è il progresso. Non potrebbe fermarsi neanche se volesse e così anche noi, perché la memoria del passato è sempre presente come la naturale e ineluttabile tensione verso il futuro.
Silvia Fabbri – Redazione U25
“L’Angelo della Storia” si presta, dunque, ad una molteplicità di letture, frammentate esse stesse, come lo sviluppo narrativo che Sotterraneo mette di fronte agli occhi del pubblico. Elementi cardine dello spettacolo diventano l’editing scenico della pluralità dei personaggi e degli eventi proposti; i concetti di tempo e di spazio, teatrale e non, sviscerati, sminuzzati, presi in giro, ed essenzialmente sul serio, poi ricomposti secondo atmosfere, se vogliamo, anche amare di consapevolezza; l’indagine filosofica, rafforzata dalle acquisizioni contemporanee delle neuroscienze, sulla natura dei rapporti, che è un ulteriore, forse più classico, modo di chiamare quelle che la compagnia definisce le mappe-guida cognitive; ed infine il focus sulla tecnica, perché “L’Angelo della Storia” vuole, e riesce ad essere, uno spettacolo perdutamente tecnico, che chiede ai suoi interpreti di prodigiarsi nei loro strumenti, in termini di corpo, suono, campo e ritmo.
La riflessione condotta sull’incedere degli eventi, sull’inesorabilità dell’errore del divenire, del procedere storico, o se vogliamo, più semplicemente, del vivere, accompagna nello spettacolo momenti di estrema tenerezza, gestiti, suggeriti ed enfatizzati bene anche dalle scelte scenografiche proposte; tra questi, il destino di un gruppo di balene, alter-ego marino della figura angelica che intitola lo spettacolo, così magistralmente descritta da Walter Benjamin, ci dice, poi in fondo, che neanche loro escono dal palco.
Marco Corte – Redazione U25
ph: Marco Corte