Articolo di Flavia De Muro
Siamo di nuovo a teatro pronti per riempire la sala. Tra una chiacchierata e l’altra entriamo allo Spazio Rossellini – Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio per Otello Circus di Teatro La Ribalta, nuovo appuntamento dell’ abbonamento #NOpresent di Dominio Publico. Appena varcata la soglia d’ingresso Antonio Viganò, regista dello spettacolo, ci accoglie di persona e ci accompagna verso il nostro posto, chiedendoci, in quanto giovani ancora arzilli, di posizionarci nei gradoni più alti di questa strana platea circolare a tre livelli. Tutti si posizionano, un po’ imbarazzati all’idea di stare così vicini e di avere persone sopra o sotto, o sia sopra che sotto. In tutto questo trambusto Otello è seduto lì, al centro, un po’ sconsolato e immobile mentre fissa il lampadario davanti a sé. Viganò guida gli ultimi spettatori sui gradoni e di tanto in tanto si rivolge ad Otello: «Sei stanco?». Otello scuote la testa: è pronto. Così come lo sono tutti gli attori e l’intera orchestra AllegroModerato, struttura portante dello spettacolo.
Ora le luci si spengono, rimangono come sorgenti luminose soltanto Otello e il lampadario. Lo spettacolo inizia e respiriamo un’atmosfera quasi religiosa, siamo tutti travolti dalla potenza evocativa di questi attori che lo stesso Viganò definisce attori di-versi. Ci viene infatti presentato un Otello diverso dal solito, ma proprio per questo riusciamo a starci dentro e sentirlo nonostante tutto attuale. C’è l’Otello di Shakespeare ma anche quello di Verdi, ma soprattutto quello di Viganò e di tutto il Teatro La Ribalta. È estremamente difficile soffermarsi su specifici aspetti di questo spettacolo: è un’esperienza totalizzante. L’effetto è quello voluto dallo stesso regista, il quale definisce così l’obiettivo del suo teatro: «Cerchiamo il riscatto dai luoghi comuni, la possibilità di reinventarsi, cerchiamo la comunità, la polis, il pianto e il riso che interrogano e spiazzano ma non spiegano». “Riscatto dai luoghi comuni” può essere la giusta sintesi per uno spettacolo che non vuole indottrinare e tantomeno vuole essere uno spettacolo per il sociale. È semplicemente teatro, come sottolinea Viganò.
Dopo lo spettacolo abbiamo l’occasione di parlare oltre che con Viganò anche con il professore di Storia del teatro e Storia della regia dell’Università La Sapienza Guido Di Palma. Dalla struttura circolare del circo-platea emergono domande sentite e affermazioni di forte commozione nei confronti dello spettacolo. Qualcuno sottolinea come tutti gli spettatori si siano in qualche modo “riconosciuti” tra loro nell’assistere insieme all’Otello circus. Si è creata una comunità di osservanti, persone che non si conoscono riunite in un rito laico, quale è il teatro.
Poi il dialogo diverge verso cosa si cerca a teatro, e soprattutto su chi lo guarda. Perché il teatro non ci piace più così tanto? Cosa cerchiamo in uno spettacolo? Perché i giovani preferiscono andare a fare aperitivo piuttosto che assistere ad uno spettacolo? E noi qui ci siamo alzati in coro, per ribellarci. La nostra posizione è: fare aperitivo dopo un’uscita a teatro.
Queste domande continuano a perseguitarci, ma noi di Dominio Pubblico siamo pronti a dimostrare che il teatro non è morto e che, soprattutto, noi a teatro ci andiamo sempre.