Articolo di Federica Ferraro
Dopo due stagioni teatrali passate ad inseguire Misericordia di Emma Dante, e dopo un interessantissimo incontro con la regista avvenuto lo scorso gennaio da remoto, finalmente Dominio Pubblico è riuscito ad assistere allo spettacolo in programmazione dal 31 agosto al 10 settembre 2021 al Teatro Argentina.
In un susseguirsi di immagini di danze, sogni e ricordi, pieni di colori, luci e ombre, la regista palermitana, con delicatezza e senza morbosità, trasporta il pubblico in un mondo pieno di degrado, violenza e miseria, ma anche di affetto e materna gentilezza.
È la sera della prima. All’ingresso si sta già formando una coda di persone che si apprestano ad entrare, biglietto e green pass alla mano, pronti ad essere mostrati. Un chiacchiericcio allegro si diffonde nell’aria. Il nuovo obbligo non sembra essere un problema e la sala si riempie alla massima capienza consentita dalle norme.
Quando le luci si spengono,si sentono dei tintinnii ritmati e sul palco appaiono tre donne che sferruzzano, sedute su sedie di legno: Anna, Nuzza e Bettina, interpretate da Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco e Leonarda Saffi. In mezzo a loro c’è un ragazzo che si muove convulsamente: Arturo, interpretato dal ballerino Simone Zambelli, il figlio della quarta inquilina dell’appartamento dove vivono le tre donne, amica mai dimenticata, morta poco dopo la nascita prematura del bimbo a causa delle continue violenze del marito. Ed è proprio grazie a lui, figlio adottivo purtroppo problematico ma non per questo meno amato, che le tre donne, sferruzzatrici di giorno e prostitute di notte, trovano armonia e riposo da quei litigi bisbigliati in un linguaggio incomprensibile che appartiene solo a loro.
Questo equilibrio verrà presto stravolto, perché Arturo si appresterà a lasciare, pieno di ricordi, la casa materna, per andare a vivere in un collegio dove potrà trovare aiuto e supporto alla sua disabilità. Ed è proprio questo cambiamento ad animare la narrazione, che si snoda fra simboli quotidiani, musiche e danze piene di vita. Più che le parole, infatti, conta la comunicazione non verbale, i movimenti: è la fisicità di quei corpi a colpire. Da gesti e occhiate nascono coreografie istintive, liberatorie, ma non per questo prive di significati.
In questo favola contemporanea molti sono i temi affrontati: la violenza, la povertà, la genitorialità, però
Questo spettacolo mi fa pensare alla libertà, nonostante sia una storia tremenda di degrado, prostituzione e miseria nera
ha dichiarato Emma Dante durante l’incontro avuto con tutta la nostra direzione artistica a gennaio. Proprio per via di questa libertà, di questa solidarietà, è impossibile, durante lo spettacolo, non sentirsi coinvolti dal dramma delle tre donne, che assistono commosse al momento in cui Arturo, prima di andarsene, si veste da solo, e non possono non girarsi tutte e tre quando lui esclama “Mamma”.
Ed è così che lo spettacolo si chiude, con una musica di banda, mentre Arturo balla felice, illuminato dall’unico riflettore rimasto acceso in scena.
Quando le luci in sala si riaccendono, un sentimento di profonda compassione e tenerezza si diffonde fra tutti i presenti: a guardar bene, si nota qualche lacrima tra i palchetti.