Proseguono le nostre presentazioni degli artisti di MA®T 2020! Vi abbiamo già presentato Alessandra Carloni, Arcadio Pinto in arte Krayon, Luigi Mario Sella in arte Orgh, Alice Pasquini e Jerico Cabrera. Mancherebbero all’appello ancora sette artisti, che sono Paolo Colasanti in arte Gojo, Leonardo Crudi ed Elia Novecento in arte Collettivo Novecento, Fabiola Poleggi, Marta Quercioli e infine Matteo Brogi ed Emanuele Oliveri in arte Brogi e Olives, ma purtroppo con questi ultimi due, per via dei vari impegni che in queste ultime settimane hanno avuto, non siamo riusciti a confrontarci…Vorrà dire che, quando i lavori di MA®T riprenderanno, non perderemo l’occasione di dialogare con loro, magari dal vivo!
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Paolo Colasanti in arte Gojo, artista e writer, è una delle memorie storiche dei graffiti a Roma della generazione tra i 30 e i 40 anni. La sua formazione universitaria da architetto e la curiosità per la storia dell’antica Roma hanno inciso profondamente sulla sua ricerca artistica, dato che la quasi totalità della sua produzione artistica è basata sui miti che popolano un territorio e sulla loro mitologia, di qualsiasi luogo si tratti. Per MA®T ha deciso di rappresentare il martirio di San Paolo, che morì decapitato durante la persecuzione di Nerone presso le Aquae Salviae, poco a sud di Roma (attuale Tre Fontane Nord). Il suo sarà quindi un omaggio alla storia del quartiere, che attraverso le immagini del santo cercherà di tradurre visivamente i valori, cari alla tradizione cristiana, della fratellanza e della solidarietà.
Rosario Bova
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Immagine e parola, così il Collettivo Novecento dedice di esprimersi, prendendo come modelli culturali di riferimento le rivoluzioni artistiche del secolo scorso: dalle avanguardie del cinema russo alla poesia italiana del secondo dopoguerra. Tante sono le immagini da presentare su manifesti affissi in giro per tutta Roma. Sia Leonardo che Elia hanno un passato da graffitari. Se hanno abbandonato quel linguaggio è perché ora decidono di condividere con la gente contenuti che in passato sono stati oggetto dei loro studi sull’arte. Trasferiscono in immagini ciò che li ha incuriositi e con cui sentono un’affinità di pensiero e sentimento. Ad essere messa in atto è un’equilibrata sintesi estetica per cui a chi vede uno dei loro manifesti vengono date le informazioni necessarie, come un nome o una data, per entrare anche loro in contatto con quel mondo. Il mondo dell’uno a volte si incontra, a volte si incrocia e altre volte prende strade differenti dal mondo dell’altro, ma entrambi riconoscono, nelle esperienze vissute personalmente, un filo rosso che collega tutte le materie trattate. L’avanguardia cinematografica russa di inizio XX secolo è, ad esempio, archetipo e matrice del cinema underground italiano. Allo stesso modo il discorso si estende alla poesia, per cui poeti incendiari di inizio ‘900 hanno saputo dare il LA a un nuovo modo di intendere e padroneggiare il verso, e i figli di questo cambiamento sono stati autori a noi più recenti.
Per quanto riguarda l’opera da realizzare per MA®T, hanno suddiviso la tela in tre parti, per la presentazione visiva di altrettanti temi: il cinema, il calcio e lo sport, con in mezzo la scritta Novecento. Nessuna morale. Nei loro intenti non c’è il fine di dare una lettura critica o didascalica alla realtà. I riferimenti sono lì, proposti da una grafica aggressiva perché non subito decodificabile, in grado di catturare l’attenzione e l’interesse di tutti.
Walter Altamirano
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Artiste, amiche e qualche volta colleghe, tra gli artisti MA®T di quest’edizione ci sono anche Fabiola (Lola) Poleggi e Marta Quercioli. Lola è artista illustrativa, tatuatrice e street artist conosciuta nel panorama italiano per le sue rappresentazioni intensamente introspettive, spesso presentate al pubblico senza porre alcun filtro emotivo. Passando dal tatuaggio al muro, da una forma classica ad un cartoon, il tratto di Lola si riconosce all’istante, manifestando la sua forte individualità e femminilità. I suoi soggetti, perlopiù femminili, raccontano delle storie invisibili in cui la luce diventa mezzo espressivo di molteplici sensazioni. “Quello che vedete nei miei ritratti sono io che esco fuori nell’arte. Non oserei mai parlare per un altro, perché non so com’è. Non ci riuscirei.”
Parallelamente, Marta presenta il suo lavoro in termini del tutto opposti: “Diciamo che la mia arte è abbastanza proiettata all’infuori dell’ego. La soddisfazione per me viene dal riuscire a trasmettere un’emozione senza però farne vedere alcuna”. Le sue donne inaccessibili si presentano a chi le ammira razionalizzando la loro emotività in una solida geometricità. “La sfida è quella di raggiungere la più ampia neutralizzazione possibile, sia nel paesaggio, sia nella forma del soggetto figurativo, rendendolo un medium di dialogo universale.” Ecco perché si è avvicinata alla street art: la definisce la forma più pura che si possa avere di arte contemporanea, per la sua straordinaria capacità sociale di creare un dialogo tra le persone, rompendo qualunque prescrizione imposta da un dizionario codificato o pubblico elitistico. Il tema che ha scelto per MA®T è quello della libertà. Lola invece, nel mondo della street art da più tempo, sorride pensando a come descrivere questo tipo di arte, definendola infine rischiosa: “non è come disegnare una tela e tenertela stretta accanto al divano, contemplando quanto bene ti è venuto quel naso o quell’occhio. Quello che disegni in strada è alla mercé di tutti, può essere coperto il giorno dopo o non essere gradito da chi lo riceve. È come lasciare andare un figlio nel mondo.” L’idea legata alla sua opera MA®T riguarda la giustizia. Due artiste molto diverse, dunque, accomunate da una profonda sensibilità comunicativa e dalla medesima determinazione posta nell’obiettivo di coinvolgere chi guarda.
Alice Bazzichelli