Io, Clara, e io, Giulia, siamo in macchina di ritorno da Cannara – E mo’ come lo raccontiamo ‘sto Festival?
Il vino della cantina Di Filippo è magico. Il verde dei paesaggi ci sommerge. Cannara è un piccolo paesino in provincia di Perugia abitato da pochi ma affollato da molti nella settimana del festival Strabismi. Giovani artisti, giovani compagnie, giovani spettatori, giovani organizzatori. Fa un po’ freddo ma c’è anche il sole. Alloggiamo in un ostello animato da un via vai di persone. Siamo qui da una settimana ed il tempo sembra come fermo. Lontani dalla confusione della città, in una bolla di realtà.
Strabismi è un festival di teatro e danza contemporanea organizzato dall’associazione culturale Strabismi con la direzione artistica di Alessandro Sesti e, quest’anno per la prima volta, di Silvio Impegnoso. A maggio è stato bloccato dal lockdown ed è slittato a questa settimana di ottobre, dal 4 all’11. Un programma denso di spettacoli, concerti, presentazioni di libri e studi teatrali che ha visto in scena artisti umbri, come gli stessi Alessandro Sesti e Silvio Impegnoso, o Maria Anna Stella con il suo spettacolo Terrae Motus/ Motus animae, ma si è aperto anche all’Italia tutta. Nella sezione Esotropia si sono susseguiti in tre serate sei studi di giovani artisti emergenti – Compagnia I Pesci/Ortika, Paolini-Sciarroni, Alessandro Blasioli, Irene Ferrara – Trio Tsaba, Collettivo Oltre, Gli Insoliti. Il Festival si è aperto con lo spettacolo Requiem for Pinocchio della compagnia Leviedelfool e si concluso ieri con Gianni di Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani. Teatro Thesorieri di Cannara. Buio in sala. Poltroncine rosse e teste distanziate. L’applauso finale di ieri è stato emozionante, intenso, sentito. Mani che applaudivano col cuore.
Io, Clara, e io Giulia, siamo in macchina. Riavvolgiamo il nastro. Torniamo indietro.
Cantina Di Filippo. Martedì 6 ottobre. L’ Umbria ci regala il suo magnifico paesaggio per prepararci ad una giornata importante. Secondo meeting nazionale di Risonanze, network promosso da Dominio Pubblico, Teatro Sociale Gualtieri e Festival 20 30 di Bologna. In un luogo dove si respira aria di magia, in questa terra di mezzo, Risonanze trova lo spazio per affondare le proprie radici. Assisteremo a questo incontro e forse qui, oggi, vedremo riscrivere il futuro (incerto e fuorifuoco) del teatro e dello spettacolo dal vivo in generale. Un cerchio di sedie – distanziate di un metro! – pronte per essere occupate da gruppi e direzioni artistiche provenienti da diverse parti d’Italia, tutti uniti nell’incertezza che il mondo dello spettacolo sta vivendo, ma forti nel volerlo cambiare. In questo luogo dove nessuno pensa solo al proprio tornaconto, si respira un clima di coesione e solidarietà. Qui nella cantina Di Filippo, tra tanti addetti ai lavori, tra parole e risonanze, noi giovani rappresentanti under 25 di Dominio Pubblico, inesperti e alle prime armi, siamo convinti di svolgere un ruolo marginale e principalmente di ascolto, ma non è così: non solo abbiamo la possibilità di presentarci e di farci conoscere, ma ci viene data l’occasione di offrire il nostro punto di vista. Se ‘’nel mondo fuori’’ i nostri valori e le nostre idee vengono spesso sottovalutati, oggi ci sentiamo accolti e ascoltati e capiamo che anche il nostro sguardo, giovane e non ancora affinato, può contare nel fare la differenza. Il successo è un traguardo da scrivere insieme.
Il tempo si ferma davvero, grazie anche al buon vino e alla splendida compagnia. Questo è un grande atto d’amore a casaccio, come recita il titolo di questa VI edizione. È un’esperienza che ci cambia nel profondo dandoci una nuova prospettiva e una speranza per il futuro.
Io, Clara, e io Giulia, siamo in macchina. Riavvolgiamo il nastro. Torniamo indietro.
Il bello di Cannara e di Strabismi è il senso di comunità che si crea. Non andiamo a teatro per vedere uno spettacolo e rifugiarci poi nelle nostre camere come se nulla in noi fosse cambiato. Andiamo a teatro per abitare il teatro, per lasciare che ciò che abbiamo visto non muoia lì ma sia oggetto costante di discussione. Prendiamo una birra con chi poco fa abbiamo visto sul palco. E domani mattina il discorso continua; al bar, davanti ad un caffè, in una cantina tra litri di vino o a cena tutti insieme. Conosciamo ogni giorno gente nuova e ambienti pieni di entusiasmo. Insomma, qui il teatro non è ‘’roba morta’’ ma vive costantemente nei nostri gesti e nelle nostre parole. Ed un piccolo paesino come questo si presta a fare da forziere e custodire tutto ciò che diciamo. La chiamano “La Grande Madre Umbria”.
Siamo appena arrivate a casa, ma ci siamo sentite a casa anche lì. Siamo già pronte per la prossima edizione, con il cuore pieno d’amore e l’animo pronto per una nuova ondata di arte e vita.
Clara Lolletti – Giulia Corvaro
Foto © Luca Guido