Riflessioni su La Tragedia del Vendicatore, regia di D. Donnellan

Musica è festa. Si entra in ordine – festa composta. A ognuno il suo corpo, a ognuno il suo gesto, a ognuno un destino preciso.
L’attore è il personaggio, il personaggio diventa l’attore. Donnellan è un regista-padre che apre le porte del recinto per lasciare gli interpreti-figli liberi di esplorare un Altrove personale. Il disegno registico lascia respiro a un cast forte ed eterogeneo – autonomia e dipendenza.
La Famiglia in scena, la Famiglia dietro la scena. Il prodotto finale: lo spettacolo – il vero tradimento.
La Vendetta non è mai casuale – precisa, incombente, nei margini serrati della premeditazione. La Vendetta degli attori, la Vendetta del regista, la Vendetta del testo tradotto – tradito perché consegnato.
Travestimento, inganno, delusione. Assassinio.
Lo spettatore è travolto in una metarealtà che sfrutta il mezzo teatrale e cinematografico come inganno nell’inganno.
La Tragedia uccide il Classico nell’esposizione del sangue – amputazione della possibilità in primissimo piano contemporaneo.
La Morte porta indecenza scomposta, eppure mantiene ferma la mano del suo emissario.
Vindice si scopre pedina di una scacchiera in cui tutti devono perdere. Per concludere il gioco – in un domino circolare – tutti cadono e tutti si rialzano. Si finisce e si ricomincia.
Musica è festa. Si esce in ordine – festa composta. A ognuno il suo corpo, a ognuno il suo gesto, a ognuno un destino preciso.

Alessandra Cimino


LA TRAGEDIA DEL VENDICATORE
di Thomas Middleton
drammaturgia e regia Declan Donnellan
versione italiana Stefano Massini
con Ivan Alovisio, Alessandro Bandini, Marco Brinzi, Fausto Cabra,
Martin Ilunga Chishimba, Christian Di Filippo, Raffaele Esposito, Ruggero Franceschini, Pia Lanciotti, Errico Liguori, Marta Malvestiti, David Meden, Massimiliano Speziani, Beatrice Vecchione
scene e costumi Nick Ormerod
musiche originali Gianluca Misiti
luci Claudio De Pace

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione

Teatro Argentina, 23 gennaio ● 3 febbraio 2019