“I ricchi hanno Dio e polizia. I poveri hanno le stelle e i poeti”
Il poeta trasforma le immagini in parole e poi di nuovo le parole in immagini. Racconta, sogna, gioisce e si dispera disegnando sul foglio una parte di sé.
Il poeta ha gli occhi grandi e le dita delicate per fissare sul foglio parole d’amore.
Quando le poesie vanno in scena è meglio spazzar via luci e grida e prendere in mano la semplicità del verso. Latini rende difficile alle orecchie l’apprendere le parole strillate forse perché non le ha comprese, forse perché non ce le vuol far arrivare.
Quando le poesie vanno in scena sono più forti di chi le interpreta e i suoni diventano secondari di fronte a un pensiero.
Quando le poesie vanno in scena è sciocco lasciare un giudizio, meglio una traccia di ciò che ha scritto la penna della poetessa.
Bambina mia.
Per te avrei dato tutti i giardini
Del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
Ti lascio invece baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie e al centro. Ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
Come una bestia zoppa e questo mondo
Come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
Di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Siamo ancora capaci di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
C’è splendore in ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più grande.
Il tuo destino è l’amore.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro nient’altro.
– Mariangela Gualtieri
Francesca Brunetti
DAL 15 AL 29 SETTEMBRE
ATTRAVERSAMENTI MULTIPLI 2018
#Sconfinamenti