Oggi sono 9 giorni che siamo a Sansepolcro,è l’ultimo giorno di festival e già ieri la malinconia ha iniziato a farsi sentire, almeno per me. Abbiamo trascorso tanto tempo insieme, e siamo stati attraversati dalle emozioni più varie. Mi rendo conto della fortuna di partecipare a questo bando dell’ Agenzia Nazionale Giovani, progetti come questo sono sempre più necessari. Siamo 25 “Diversi perché umani” ma tutti in contatto con le arti performative/ figurative. Stiamo sempre insieme come in una comune, ma senza dover fare le mansioni faticose, ci chiamano “i villeggianti” infatti. Fin’ora abbiamo visto 40 spettacoli diversi tra teatro, danza e musica. Vi parlerò, in ordine sparso, di quelli che ho apprezzato maggiormente. Mi hanno insegnato a iniziare dai feedback positivi. Appena arrivata mi sono tuffata nella dimensione festival partecipando al coro di Ballo 1450_Resurrezione, un progetto del padrino della 16° edizione di Kilowatt festival, Virgilio Sieni. L’obiettivo è di annullare la distinzione tra vita e rappresentazione, hanno preso parte all’ happening persone di tutte le età, non danzatori. Per me è stata un’esperienza partecipativa di meditazione, facendo parte del coro dovevo stare ferma di fronte all’affresco e ripetere il mantra monocorde, fortunatamente nessuno si è addormentato, o almeno non noi.
Poi ho assistito al famoso (ormai un pezzo di storia della danza contemporanea) Solo Goldberg Improvisation in cui abbiamo visto un Sieni generoso e divertito, danzare sulle note di Bach suonate al pianoforte da Andrea Rebaudengo. Durante questo spettacolo c’è stato un momento epifanico quando, sulle ultime 3 suonate sono salite sul palco sei persone dal pubblico, tra cui Mudra una signora con disabilità nel movimento che si è completamente affidata a Virgilio, insieme hanno improvvisato un duo emozionante. E poi tutti a ballare al dopo – festival con Frank Sinutre, duo da me definito psy-pop.
Il giorno seguente, dopo la conferenza sull’arte di Virgilio Sieni e sull’opera umana nel paesaggio naturale, c’è stata la proiezione del suo corto Il giardino delle erbacce, acerbo dal punto di vista della tecnica cinematografica, ma poetico ed essenziale. Il rapporto uomo/natura mi è molto caro e penso che andrebbe maggiormente sviscerato dal punto di vista artistico.
A tal proposito ho trovato molto pertinente Primitiva il lavoro presentato da Manfredi Perego, bello il disegno luci, azzeccata la colonna sonora, e bravissimo lui che con padronanza del suo strumento, il corpo, ci ha insegnato la via dell’evoluzione umana. Sempre sul tema centrale di questa edizione mi ha colpita Wreck ultimo lavoro di Pietro Marullo, italiano di nascita e belga d’adozione. Un enorme sacco nero (nella brochure viene definito soft – sculpture) è arrivato in Piazza Torre di Berta proiettando e risucchiando i performer in una danza evocativa e inquietante . Seguendo il filone del diverso, l’ultimo spettacolo della giornata è stato Traumboy (ragazzo da sogno) interpretato da Daniel Hellmann attore, e Phil gigolò, che in realtà sono la stessa persona. Una premiere azzeccatissima per Kilowatt, un coraggioso solo autobiografico, che ci ha fatto riflettere in modo giocoso e partecipativo sui tabù e sulla prostituzione. Daniel/Phil si è messo a nudo davanti a noi, protetto da un’autoironia frivola di cui si è cinto come fosse una seconda pelle. Peccato che non sia venuto con noi al dopo – festival, quella sera il Duo Onirico Sonoro ha trasformato il giardino della misericordia in un locale Berlinese.
La settimana successiva è riiniziata alla grande con il concerto di John De Leo all’ interno della rassegna musica e parole, De Leo ci ha fatto viaggiare tra note e sonorità con il suo stile, unico nel panorama italiano, che mi ha ricordato Bobby McFerrin. La giornata si è chiusa con When I fall, if I fall di Claire Dowie, massima esponente dello stand up theatre in Inghilterra, purtroppo ci sono stati degli errori tecnici che hanno parzialmente compromesso lo spettacolo.
Per me è stato emozionante incontrare Claire e Colin Watkey, il giorno seguente, solo noi villeggianti e loro due, che rotto il ghiaccio, hanno risposto alle domande un po’ stupiti dalla nostra curiosità. Nel pomeriggio, quando l’incontro pubblico CReSCo Lo stato dell’arte, non era ancora finito, verso le 17.00, in 4 siamo stati accompagnati in una vecchia casa su tre piani nel centro storico di Sansepolcro. Li avevamo appuntamento con Progetto Demoni che, con il loro Come va a a pezzi il tempo, ci hanno riportato indietro nel tempo raccontandoci una storia sempre attuale. Lo stesso giorno ho apprezzato la premiere di I will survive di Quieora+ Fratelli della Via, tre donne in scena ci raccontano squarci di vita allo sportello dell’ Inps.
Da mercoledì a venerdì abbiamo assistito agli spettacoli scelti dai Visionari, che poi vengono approfonditi giovedì, venerdì e sabato mattina nel “vintage lounge” sotto al portico delle Laudi all’ incontro pubblico Visionari e compagnie.
Mercoledì sera al chiostro Santa Chiara con Beast without Beauty i C&C si interrogano sull’ ambiguità delle relazioni interpersonali, in un gioco sottile di doppi fini e prevaricazioni messe in scena con il linguaggio della danza.
Giovedì ho apprezzato maggiormente leviedelfool in Heretico, il loro miglior lavoro a mio avviso. Uno spettacolo che ha il coraggio di affrontare il tema del dogma cristiano con acuta ironia, cinismo e una scenografia a tratti sognante. Il giorno seguente, durante l’incontro, Isabella Rotolo (aiuto regia di Simone Perinelli) ci ha tenuto a specificare che lo spettacolo vuole, allo stesso tempo, essere una celebrazione del sacro.
Venerdì la premiere di Meru, ultima coreografia di Daria Menichetti interpretata da Francesco Manenti, mi ha trasportata in un non-luogo e non-tempo in cui le anime sono pure e parlano con l’universo.
Ecco, adesso mi manca il tempo per raccontarvi quelli che non mi sono piaciuti, si vede che doveva andare così.. Pronta a vivere l’ultima sera di Kilowatt!
Tanita Spang
DAL 13 AL 21 LUGLIO 2018
KILOWATT FESTIVAL – SANSEPOLCRO (Arezzo)
L’energia della scena contemporanea
DIVERSI PERCHÉ UMANI