15 gennaio. Corre l’anno 2021. Ore 09:30. Me ne sto tranquilla sotto le coperte.
“Blip.”
È arrivato un messaggio.
“Blip.” “Blip.”
Chi manda messaggi di venerdì mattina?
Sono costretta ad aprire gli occhi e guardare il telefono. Come sospettavo nel gruppo di noi troopers di Dominio Pubblico stanno discutendo di qualcosa. Sblocco il cellulare e leggo: “Ragazzi è un problema se vi fate trovare al Valle alle 12.00?”
Fantastico. Mi alzo di corsa e infilo la vestaglia mentre sul gruppo si scatena il putiferio: alcuni ragazzi si erano organizzati per essere lì alle 17.00 e non possono anticipare l’appuntamento. Per fortuna poco dopo la situazione si risolve: l’appuntamento viene anticipato soltanto di una mezz’ora. Bene, almeno non devo pranzare troppo presto.
Ore 14.30
Salgo sulla metro e guardo l’orologio: sono in perfetto orario. Osservo la gente che entra ed esce mentre faccio mente locale sulle domande da porre agli attori Marco Cacciola, Michelangelo Dalisi, Giuliana Bianca Vigogna e al regista Francesco Villano. Stanno preparando un podcast per il ciclo Scienza e fantascienza dal Valle ed hanno scelto otto scene tratte da La guerra non è ancora cominciata del drammaturgo russo Mikhail Durnenkov.
Apro lo zaino e tiro fuori il testo. La descrizione contenuta nelle note di regia del radiodramma, lette per prepararci meglio all’incontro, mi ha affascinato talmente tanto che ho voluto comprarlo, quindi prima di prendere la metro sono passata in libreria. Ho ancora un’ora di viaggio circa e faccio in tempo a leggere alcune delle scene di cui andremo poi a parlare.
Apro il libro e noto subito che si tratta di un testo molto particolare: battute brevi e concise, dialoghi diretti. Si tratta di un insieme di storie diverse e autonome, pensate però all’interno di una stessa rappresentazione. Il numero di attori che servono per realizzarla è sempre lo stesso: tre, ma non viene mai specificato il genere dei personaggi, né tantomeno i loro nomi. Insomma viene data totale libertà agli interpreti. Forse sono di parte perché mi è sempre piaciuto questo genere di testi, ma mentre leggo le scene mi si materializzano davanti agli occhi, nitide e precise. A questo punto sono ancora più curiosa di vedere la troupe all’opera.
“Prossima fermata: San Giovanni.”
Scendo dalla metro e mi metto ad aspettare l’autobus che mi porterà fino al Teatro Valle, che per fortuna arriva poco dopo.
Ore 16:30
Davanti al teatro incontro Cecilia, Luca e Rosario, che ancora aspettano di entrare. Nonostante fuori si geli dobbiamo attendere un altro po’, ma noi “ci riscaldiamo” chiacchierando e soprattutto conoscendoci (queste sono le uniche occasioni che abbiamo per poterlo fare).
Entriamo nella semioscurità del teatro, alcuni di noi c’erano già stati, per me invece era la prima volta. Le poltrone della platea sono scomparse e il velluto rosso ricopre quasi interamente lo spazio. Al centro ci sono i microfoni, il mixer e i pc per la registrazione, e a dar vita a tutto questo, naturalmente, gli artisti.
Ci sediamo per terra in religioso silenzio e ascoltiamo la registrazione di una scena. Viene ripetuta più volte, sempre più precisa in ogni dettaglio. Da dove ci troviamo non riusciamo a vedere gli attori recitare, ma non è un problema, visto che il testo è fatto per essere ascoltato.
Le loro voci risuonano limpide nel teatro vuoto e silenzioso, le parole di Durnenkov si alzano dal foglio per posarsi a terra, sulle pareti e sul soffitto del teatro, facendoci completamente immergere in quei mondi assurdi e stranianti che descrivono.
Ci chiediamo per quale motivo si sia scelto proprio questo testo, e una mezz’oretta dopo Francesco Villano ci risponde.
Ore 17:10
«Ho scelto Durnenkov perché durante il periodo del lockdown nazionale volevo leggere dei testi contemporanei, ma senza troppi personaggi o storie intricate, e La guerra non è ancora cominciata mi è sembrato perfetto, quindi ho iniziato a lavorarci sopra. Inizialmente è nato come spettacolo dal vivo, poi è stato trasformato in radiodramma a causa della chiusura dei teatri. L’opera originale contiene in realtà dodici episodi, ma in questo contesto abbiamo dovuto ridimensionare la drammaturgia perché c’è bisogno di un ascolto concentrato, che quindi non può portar via troppo tempo. Abbiamo così tolto due monologhi che ci sembravano meno interessanti da applicare al mezzo radiofonico (quando faremo lo spettacolo dal vivo ci saranno sicuramente), e altri due episodi che non ci sembravano adatti al tema della multimedialità.»
Multimedialità. È il tema centrale dell’opera. Robot che parlano con umani, o fanno finta di essere loro stessi umani, sono i principali protagonisti delle storie del drammaturgo russo… Quello della multimedialità è forse il tema contemporaneo per eccellenza, entrato ormai a far parte della nostra quotidianità.
«Abbiamo iniziato a provare su Zoom – ci dice, appunto, l’attore Marco Cacciola – e ci siamo subito resi conto di quanto sia uno strumento assolutamente inadeguato al dialogo: per come funziona, non possiamo fare un coro né guardarci in faccia. Poi quando ci siamo ritrovati qui al Valle e siamo riusciti ad avere una vera relazione tra di noi, abbiamo capito quanto un testo come quello di Durnenkov fosse potente.»
Dall’inizio della pandemia infatti l’utilizzo delle apparecchiature tecnologiche per comunicare con gli altri è aumentato drasticamente. Io per esempio ho dovuto imparare ad utilizzare Zoom, Meet, Discord, Skype, ho scoperto funzioni di Instagram che prima mi erano sconosciute ed ho acceso il pc dopo mesi e mesi in cui lo utilizzavo di rado. Mi sembrava quasi di essere finita nel cartone animato Wall-e, dove le persone comunicano solo attraverso uno schermo anche se sono a due metri di distanza.
Mi viene spontaneo chiedermi cosa cambierà sotto questo aspetto nel mondo della recitazione. Attualmente i teatri sono chiusi, è vero, ma quando riapriranno a cosa assisteremo? Che tipo di spettacoli andranno in scena? Per come la vedo io il teatro dovrebbe essere lo specchio della società, attraverso il quale far riflettere il pubblico sulla realtà che sta vivendo, quindi mi aspetto in futuro un utilizzo maggiore della tecnologia anche sul palco.
Sicuramente l’esperimento di Scienza e fantascienza dal Valle è azzeccato in relazione al proprio periodo: un teatro tutto da ascoltare. Spinge gli ascoltatori ad immaginare l’attore muoversi in scena, il quale a sua volta deve saper comunicare ogni cosa attraverso il solo utilizzo della propria voce:
«A differenza del teatro, dove il corpo è una parte fondamentale, qui tutto il lavoro che facciamo è incanalato nella voce, che deve essere sempre e comunque chiara e puntuale, senza sbavature di nessun genere. – ci dice l’attrice Giuliana Bianca Vigogna – L’ho trovato un lavoro complesso, ma proprio per questo si è trattato di una bellissima esperienza.».
Ore 19.00
Salutiamo il teatro stanchi ma soddisfatti. Siamo anche pieni di domande: la tecnologia porta al progresso in ogni sua forma? Siamo davvero così protetti come crediamo? E se invece fossimo più vulnerabili? Rifletto su questi concetti mentre sono in autobus, quasi mi dimentico di scendere, ovviamente non arrivo ad una conclusione, e non credo ci arriverò facilmente. Per schiarirmi le idee proverò anzi proveremo ad ascoltare il radiodramma La guerra non è ancora cominciata.
Ambra Innocenti
Foto © Luca Guido
La guerra non è ancora cominciata
un progetto e regia: Francesco Villano
sound designer: Dario Felli
testo: “La guerra non è ancora cominciata” di Mikhail Durnenkov
traduzione: Teodoro Bonci del Bene, CuePress Editore
interpreti: Marco Cacciola, Michelangelo Dalisi, Giuliana Bianca Vigogna, Francesco Villano
Immagine Cristina Gardumi, Boscosa (dettaglio) 2019
Podcast scientifico: Professore Luigi Nicolais
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