L’ingresso artisti del teatro India è sorvegliato. L’uomo che lo controlla deve arrendersi al fatto che il mio nome è sulla lista dei
partecipanti al lab di Tropicantesimo. Entro.
Drammaturgia Sonora è il concetto chiave che ha reso la mia curiosità un suricato, ancora meglio quando ho letto gli allegati da leggere/ascoltare. Estratti di saggi politici, psicologici, filosofici dove il suono la fa da padrone. Il materiale da osservare con le orecchie è parecchio, diviso equamente tra cose che non conoscevo e cose che amo (nella seconda categoria John Cage, Steve Reich, Nina Simone).
Si parte, ci presentiamo.
“Non mi ricordo un nome, ma volevo sentire il suono delle vostre voci” esordisce Hugo Sanchez > https://soundcloud.com/hugosanchez/tracks
La sua, di voce, è calma e rilassata.
Aspetta, tu che leggi… alza gli occhi dallo schermo e stai 5
secondi in silenzio. Ascolta.
Oh! Sì! Dico a te! Fallo.
No guarda sul serio se non lo fai io non continuo.
E vabbè, continuiamo così. Continuiamo a farci del male…
E SU! FALLO!
Bene. Sta cazzata era un modo per dire che tutto è suono. Ed è di questo che parla il lab, del suono. Non della musica.
Esplorazione è il vero leitmotiv. Hugo spiega meticolosamente invitandoci a sperimentare la macchina del suono, aka un giradischi con un mixer collegato alle casse. Noi mandiamo all’indietro un disco, cinguettii di uccellini. Ne rallentiamo la velocità. Un dito batte sul vinile. Una mano gira la manopola delle frequenze medie. Qualcun altro mette sotto traccia un secondo disco, rumori spaziali. Lola Kola, vice comandante tropicante, si accende una sigaretta.
Libertà e Scoperta, l’area bambini dell’Ikea.
Il primo giorno è propedeutico. Il secondo facciamo sul serio e creiamo (assurda la parola ‘creiamo’ no?) il nostro dj set, da soli, in coppia o in trio. Abbiamo un aggeggio nuovo: una loop station. Catturiamo suoni dal mondo con il microfono, li mixiamo, ci giochiamo, li registriamo.
Uscendo dalla stanza del suono, il sole che traspare dalle fronde degli alberi del parco circostante ci suggerisce atmosfere rarefatte. Siamo tutti arricchiti dagli esperimenti degli altri.
Qualcuno una volta mi ha detto che la vera rivoluzione non sta nel cambiare il mondo ma nel cambiare le cose che conosci. Hugo di certo non avrà (ancora) rivoluzionato il mondo ma è riuscito, almeno un po’, a trasformare una quindicina dei suoi inquilini. Poi ci saluta “io penso che solo il suono sia lo strumento per risvegliare le coscienze e abbattere tutti i tipi di fascismo”. Non so se sia il solo, ma una cosa è certa. La rivoluzione non la passeranno in tv. E forse nemmeno su Facebook.
< https://www.youtube.com/watch?v=qGaoXAwl9kw >
Di Riccardo Pieretti
DAL 5 AL 15 SETTEMBRE 2018
SHORT THEATRE – ROMA
Provocare Realtà